Viviamo in un mondo che ci spinge a fare sempre di più. A essere produttivə, presenti, disponibili.

Anche quando siamo in ferie, controlliamo le mail “giusto un attimo”. Anche quando ci diciamo che stiamo staccando, una parte di noi sente un piccolo senso di colpa.

Eppure, fermarsi non è un lusso.

È un diritto.

È un atto di cura verso se stessi.

E, paradossalmente, è anche uno dei modi più intelligenti per tornare a lavorare meglio.

Prendersi una pausa – che sia un pomeriggio, una settimana o un intero sabbatico – non significa “perdere tempo”. Significa ricaricare, ritrovare lucidità, e ricordare a noi stessə che non siamo definiti da quanto produciamo.

Le ricerche lo confermano: chi si concede pause regolari è più creativo, meno stressato, e ha più energia per fare bene le cose che contano davvero.

Quindi la prossima volta che pensi di non “meritarti” una pausa, prova a ribaltare la prospettiva:

E se fosse proprio la pausa a renderti la versione migliore di te?

🔍 Approndimento

Il costo di non fermarsi

L’OMS ha riconosciuto il burnout come un fenomeno legato a stress cronico sul lavoro. E i dati italiani lo confermano: secondo il Censis, oggi 1 dipendente su 3 è a rischio burnout.

Le cause principali? Carichi di lavoro eccessivi, carenza di personale e l’incapacità di staccare davvero la mente dal lavoro, anche fuori dall’orario d’ufficio.

Succede perché non ci concediamo la possibilità di fermarci, convinti che il riposo sia un lusso o una perdita di tempo.

Eppure il riposo non è una fuga dal fare. È un allenamento del cervello a rallentare, osservare, ricaricare. Spesso è proprio nei momenti di apparente “vuoto” che nascono le idee migliori.

Infatti, la noia attiva la rete neurale del default mode, favorendo intuizioni e nuove connessioni. La prossima volta che pensi che non fare nulla sia tempo perso, ripensala come fertilizzante per la creatività.

🛠 T-Toolkit

La nostra dritta per ricaricarti

📚 Libro: The Happiness Advantage di Shawn Achor

Un viaggio nella psicologia positiva applicata al lavoro, secondo cui è la felicità a favorire il successo – e non il contrario. Achor mostra come pause e vacanze aumentino resilienza, problem-solving e performance complessiva. Scoprirai 7 principi pratici per coltivare benessere e risultati duraturi .

(se invece vuoi guardare il suo TED talk The Happy Secret to Better Work)

Community Q&A

Q: Come posso distinguere tra umiltà sana e sindrome dell’impostore, e quali segnali mi indicano che sto autosabotando il mio percorso?

A: La differenza sta nel modo in cui interpreti i tuoi successi: l’umiltà sana ti permette di riconoscere il valore altrui senza negare il tuo, mentre la sindrome dell’impostore ti spinge a sminuire i tuoi risultati, attribuendoli a fattori esterni come la fortuna. L’autosabotaggio si manifesta quando evitiamo opportunità per paura di non essere all’altezza, rifiutando complimenti, paragonandoci in modo costante e distruttivo, e vivendo nell’ansia di essere "scopertə" come falsə. Riconoscere questi segnali è il primo passo per spezzare il meccanismo e iniziare a costruire una narrazione più onesta e compassionevole verso te stessə.

Esercizio

Allena il tuo cervello a staccare

🎯 OBIETTIVO: Non aspettare le ferie per staccare completamente. Puoi allenarti già oggi con piccoli micro‑break con la tecnica 52/17 (praticamente la versione pro della “tecnica del pomodoro”)

Come funziona

  1. Lavora per 52 minuti senza distrazioni (niente notifiche, niente multitasking).

  2. Poi fermati per 17 minuti.

  3. Fai una pausa vera: alzati, sgranchisciti, guarda fuori dalla finestra, cammina.

💡 CURIOSITÀ: Queste micro‑pause sono state studiate e associate a risultati come:

✔ +30% di produttività

✔ -40% di fatica mentale

✔ migliori capacità di concentrazione

🏝️ Tutto questo per dirvi che…

…anche noi ci prendiamo una pausa! Per questo ad agosto ci goderemo una piccola vacanza per rivederci a settembre ricaricati (e riposati) anche con qualche novità

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